venerdì 30 novembre 2012

Pastel de choclo dolce (di mais o polenta avanzata)


Il Pastel de choclo è una tipica preparazione della zona andina, un pasticcio (pastel) di mais (choclo) e carne nella ricetta salata, che tuttavia ha una versione dolce: una splendida torta bassina e piuttosto compatta, che si realizza sempre con il mais precotto ma, neanche a dirlo, noi  la facciamo con la polenta. Sì insomma, un'altra facile torta di polenta avanzata! E poi è buonissima e leggera: senza burro, solo poco olio di semi!.
Se volete cimentarvi con le ricette originali, bisogna comprare il mais in scatola, quello utilizzato per le insalate, tuttavia, come dicevo, oggi lo facciamo di recupero, con della buona polenta. In questa stagione infatti scorre a fiumi in casa nostra, quindi anche questo facile dolcetto è ampiamente testato... Per non fare confusione scrivo la ricetta di recupero, e sotto quella originale. Per uno stampo di 23 cm di diametro servono:
 
  • 300 gr di polenta avanzata
  • 125 gr di zucchero di canna
  • 50 gr di farina
  • 50 gr di latte
  • 50 gr di olio di semi
  • 2 uova
  • 1 bustina di lievito in polvere
  • scorza grattugiata di 1/2 limone
  • circa 20 gr di zucchero a velo

Con il frullatore a immersione si lavorano insieme polenta e latte, aggiungendo poi l'olio e gli altri ingredienti. Si versa in una ciotola con gli altri ingredienti (tranne lo zucchero a velo) e per ultimi si aggiungono gli albumi montati a neve, come al solito amalgamandoli con cura dal basso in alto per non smontarli. Si versa nello stampo coperto di carta e prima di infornarlo si cosparge la superficie del dolce con abbondate zucchero a velo. 180 gradi per 50 minuti dovrebbero andare bene, dopo la prima mezz'ora (per non compromettere la lievitazione) si può procedere con la funzione "ventilato" per abbreviare un poco i tempi. Comunque vale sempre la "prova stecchino". Semplicemente deliziosa!!!
P.s. Mi si è rotta la crosta perché ho usato poco zucchero a velo. Ovviamente succede quando devo fare le foto.... Che iella!


Ricetta originale per uno stampo di 23 cm di diametro:

  • 500 gr di mais in scatola
  • 125 gr di zucchero di canna
  • 50 gr di farina
  • 50 gr di olio di semi
  • 2 uova
  • 1/2 bustina di lievito in polvere
  • 1/2 cucchiaino di estratto di vaniglia
  • circa 20 gr di zucchero a velo


  • Si frulla il mais piuttosto grossolanamente con il mixer: non deve diventare una crema, ma conservare un po' di consistenza e granulosità. Poi si procede come sopra, unendolo agli altri ingredienti e agli albumi a neve. Sempre cottura a 180 gradi per una cinquantina di minuti.

    giovedì 29 novembre 2012

    Polpettine vegetariane di lenticchie avanzate


    Tra preparazione e cottura bastano 15 minuti, anche se ne ne fate parecchie e poi sono squi-si-te. In casa nostra cuciniamo sempre le lenticchie nella stagione fredda, soprattutto con vino bianco, alloro, cipolla, carota e qualche dadolino di speck (comprato in fondini), oppure preparate con il riso come nella ricetta qui sul blog. 
    Sono certa che questo facilissimo piatto  potrà essere utile a molti soprattutto nel periodo natalizio, quando le lenticchie fanno capolino su ogni tavola come segno ben augurale.
    Oggi le ricicliamo in quattro e quattr'otto, tuttavia mi è difficile dare delle dosi precise, posso solo dire per dare un'idea che ho ottenuto 9 polpettine di circa 4 cm di diametro con 3 grossi cucchiai di legumi. Servono:
    • lenticchie verdi cotte
    • farina
    • prezzemolo tritato
    • pangrattato
    • olio evo e sale
    Si frullano bene le lenticchie con un goccio d'olio, e di acqua se sono molte, altrimenti l'olio è già sufficiente, anche perché dobbiamo cercare di non inumidire la preparazione. Si amalgamano in una ciotola con prezzemolo e sale, e per ultima tanta farina quanto basta per ottenere un composto non troppo duro, un poco appiccicoso, che tuttavia possa essere lavorato facilmente con le mani umide. Si formano tante palline, passandole ora nel pangrattato e schiacciandole tra le dita (per velocizzare la cottura e perché sono abbastanza morbide, difficilmente resterebbero sfere perfette). Cuociono in padella con un filino di olio già caldo in circa 5 minuti. Voilà, un secondo di recupero facilissimo, perfetto con un'insalata fresca di stagione.

    Meglio non eccedere in farina, per non coprire il sapore delle lenticchie e per evitare di ottenere macigni invece di polpette...
    Volendo si può aggiungere all'impasto un po' di grana grattugiato, ma se come nel mio caso le vostre lenticchie sono già saporite, perché hanno cotto con altri ingredienti, (magari cipolla, carota, aglio, brodo, pomodoro, vino bianco ecc., ecc.) non sarà necessario, saranno già deliziose così!

    mercoledì 28 novembre 2012

    Grostoi salati

     
    Preparazione tradizionale trentina, i Grostoi nascono come dolci fritti, in tutto simili alle chiacchiere, cenci, bugie... E i mille altri nomi con cui queste prelibatezze vengono chiamate in tutta la penisola. Tuttavia ne esiste una versione aromatica, con acciughe, erbe miste, addirittura funghi o quant'altro ci può star bene.
    Una delle ricette classiche (dell'Ottocento) prevede:
    • 200 gr di farina
    • 30 di burro
    • poco latte 
    • un bel pizzico di sale
    • acciughe sott'olio, erbe aromatiche, funghi
    Si fanno due sfoglie sottili, una si cosparge del ripieno scelto, si copre con la seconda premendo bene con il mattarello. Se ne ricavano tanti rettangoli sottili da friggere in olio caldo e da servire soli o con salumi, accompagnati da un buon vino bianco.
     
    Ebbene io li ho un po' storpiati (non me ne vogliano i trentini) utilizzando gli avanzi della pasta madre, o i ritagli del guscio delle torte di verdura, ma ovviamente si possono realizzare apposta.
    Per 4-6 persone possono andar bene:
    • 200 gr di farina
    • 1 cucchiaio di olio e.v.o
    • poca acqua
    • 1 pizzico di bicarbonato
    • sale q.b.
    • qualche acciuga sott'olio, erbe aromatiche a piacere
    Si fa una sfoglia piuttosto sottile, che si cosparge generosamente con le acciughe tritate molto fini, o con l'erba aromatica preferita o ancora con un mix, magari di rosmarino, salvia e timo (io di solito faccio così) sempre tritate finissime. Si ripiega in due, si preme molto bene con il mattarello e una volta ricavati tanti rettangoli si possono friggere, passare in forno o anche sulla griglia.

    Volendo usare i funghi, freschi o secchi, vanno prima cotti e sminuzzati accuratamente.


    Certo, solo quelli con il burro nell'impasto e fritti sono gli originali, ma qui ci piacciono molto anche in versione light e soprattutto di recupero!

    Proprio perchè sono un po' tanto personalizzati metto una timida foto, piccola piccola dei miei dopo la cottura "alternativa".

    martedì 27 novembre 2012

    Finta cotoletta di pangrattato


    Felice improvvisazione di ieri, la posto perché di recupero, si fa in un lampo, rende molto e non si pesa niente. Si possono realizzare solo con albumi avanzati (io ho fatto così), o con uova intere, come vi torna meglio. Quanto agli altri ingredienti, massima democrazia: si usa quello che c'è in casa, nel mio caso prezzemolo e grana. 1 uovo medio è sufficiente per un paio di cotolette, vi lascio un elenco degli ingredienti per 4 persone molto molto indicativo, perché andando a occhio vengono decisamente meglio.
    • 2 uova
    • qualche cucchiaio di pangrattato
    • 1 cucchiaio scarso di farina
    • 1 cucchiaio di grana grattugiato
    • 1 cucchiaio di prezzemolo tritato
    • poco latte o acqua
    • olio evo, sale e pepe q.b.
    Si sbattono un poco le uova in una ciotola, si aggiungono un po' di pangrattato, prezzemolo, grana, sale e pepe e si lavora il tutto con una forchetta, schiacciando bene il composto sul fondo del recipiente, in modo che l'uovo sia ben assorbito. Ora un goccio d'acqua o latte e tanta farina quanta ne occorre per ottenere un impasto omogeneo. Se ne prendono delle porzioni con le mani umide e si dà la forma desiderata su un tagliere o un piatto anch'esso inumidito, in modo che sollevando le cotolette con l'aiuto di una paletta non restino appiccicate. Meglio non farle tanto alte, direi meno di un centimetro, perché sono un po' asciutte, e in questo modo risulteranno più gradevoli. Cuociono in padella con un filo d'olio caldo in 5-6 minuti, rigirandole ogni tanto.


    Sono perfette servite con un'insalata fresca di stagione. Se avete un poco di riso bollito avanzato ci sta benissimo, come pure un goccino di ricotta... Insomma, a ciascuno la sua ricetta!

    lunedì 26 novembre 2012

    Crema pasticcera senza uova (e farina)

     
    Quasi una bechamel dolce, anche se non c'è traccia di burro. Non fa rimpiangere la ricetta originale, perché viene buonissima lo stesso, si risparmia sul costo degli ingredienti e poi vuoi mettere tutto il colesterolo in meno? Scoperta per caso, ormai uso solo questa versione, specie nelle crostate di frutta, ma volendo è uno squisito dessert, magari con una spolverata di cacao dolce, o come vi piace. Io la preparo con la farina di frumento, perché in casa non manca mai, e secondo me viene migliore, ma all'occorrenza anche la maizena si presta benissimo allo scopo.
    Lascio la ricetta per 1 litro di latte, però in generale metà dose è già più che sufficiente per l'uso domestico e per 4-6 persone se utilizzata come dolce al cucchiaio.
    • 1 l di latte
    • 150 gr di zucchero
    • 100 gr di farina (o 120 gr di maizena)
    • 1 cucchiao di olio di semi
    • scorza di 1 limone bio
    Si mettono tutti gli ingredienti in un pentolino, con la sola parte gialla della scorza,  si dà una bella girata e si pone sul fuoco a fiamma dolce, girando continuamente con una frusta fino a raggiungere la consistenza desiderata. Punto.

     
    Fatta addensare un po' di più può essere servita anche così, giusto un'idea...

    sabato 24 novembre 2012

    Tagliatelle al cacao

     
    Ovviamente quello amaro. Le ho viste l'altro giorno in un bellissimo negozio, ma il prezzo era decisamente sproporzionato. Anche perché a farsele in casa il costo è davvero irrisorio. Quanto al condimento ho sbirciato un po' in rete, perché non le ho mai preparate prima. Molti consigliano una salsa con noci e gorgonzola, attribuendo all'amarognolo del cacao il ruolo di solito ricoperto dal radicchio rosso. O ancora salsa di noci (magari la versione povera qui sul blog), panna e funghi, ragù di selvaggina.... Io penso opterò per un sughetto di cipolle appassite in olio, portate a cottura con un po' d'acqua e vino bianco, spolverizzando il piatto con qualche mandorla tostata e tritata. mi ispira il contrasto dolce-amaro di cipolla e cacao. Vi saprò dire.
    Ingredienti per 4 persone:
    • 375 gr di semola di grano duro
    • 20-25 gr di cacao amaro
    • 200-220 gr di acqua
    • 1 pizzico di sale
    Usiamo la semola perché ci permette di non unire uova nell'impasto, creando una pasta più leggera ed economica. Si mescolano farina, cacao e sale, aggiungendo poca acqua alla volta. Si lascia poi riposare l'impasto per un pochino, anche mezz'ora volendo, in modo che acquisti elasticità. Si tira poi la sfoglia sottile a piacere e si ricavano tante tagliatelle. Il tempo di cottura varia chiaramente a seconda dello spessore, ma saranno di certo migliori se scolate con un minuto d'anticipo, ripassate in padella con il condimento scelto e poca acqua di cottura se occorre (procedimento per cui vengono dette "risottate"). Buon appetito!
     

    P.s. Provate: buonissime anche con un condimento leggero e un po' di formaggio grattugiato!

    venerdì 23 novembre 2012

    Ponce livornese


    Forse non è noto a molti che il ponce nasce a Livorno pare agli inizi del XVIII secolo, grazie alla nutrita comunità britannica in loco. Ma si sa, che per accettare una qualche novità c'è bisogno di farla propria, adattandola alle esigenze, o semplicemente al gusto personale. Così nella nota città toscana si pensò di sostituire l'acqua, tipico ingrediente del punch nordico, con un corroborante caffè ristretto e il risultato fu questa straordinaria ricetta. A dire il vero nel corso di anni e secoli è andata via via mutando, adattandosi ai gusti rinnovati. Vi lascio la versione che mi ha insegnato un simpatico oste, che a suo tempo, al mio "per me no, grazie" non solo mi guardò malissimo, quasi offeso, ma mi costrinse a berlo davanti ai suoi occhi. Beh, non posso dire di essermelo goduto molto quella volta, ma di certo mi è piaciuto, nonostante i miei iniziali pregiudizi, soprattutto nei confronti dell'anice... E a dire il vero anche del limone nel caffè. Provatelo, perché l'insieme è assolutamente gradevole, e se non vi piace nessun oste sarà lì a vedervi.....
    Per 3-4 persone servono:
    • caffè ristretto realizzato in una caffettiera da 3 persone
    • 2 dita di rum da correzione (rum nero)
    • 2 cucchiaini di zucchero
    • poca scorza di limone bio
    • 1 goccio di liquore all'anice (non previsto nella ricetta ufficiale)
    Si prepara il caffè. Ancora caldissimo si aggiungono zucchero, rum e scorza di limone. Volendo anche l'anice, ma c'è chi per esempio preferisce del brandy, poco cognac, o del rum rosso. Si mescola bene, si serve con pochissima scorza di limone in ciascun bicchiere. Rigorosamente il gotto da vino.
     
    Il rum nero si trova per lo più in zona proprio per questa preparazione, per la quale le varietà più pregiate sono sconsigliate. E' una miscela di alcool, sciroppo al caramello, e un po' di rum. Come dicevo c'è chi aggiunge alla ricetta altri liquori o per ovviare al problema della reperibilità del rum da correzione lo sostituisce proprio. Sempre come preferite, come vi ispira di più.
     
    Per quanto riguarda la "vela" ossia la scorza di limone due sono le ipotesi, entrambe tanto carine da essere segnalate. La prima sostiene che ai marinai inglesi cui fu imposto di diluire la quotidiana razione di rum (usato anche come antibatterico) con acqua perchè erano spesso ubriachi, preferirono a questa del buon te con il limone che lo accompagnava. La seconda ipotesi ritiene che negli spacci i bicchieri venissero puliti con del limone che lasciando il suo gradevole aroma fu col tempo incluso tra gli ingredienti.
     
    Si beve per lo più a fine pasto.

    Granita all'arancia

     
    Magari nel week-end vengono gli amici a cena, oppure in casa non ci sono molti ingredienti ma si ha voglia di preparare qualcosa, e quanto al tempo beh, è sempre troppo poco. Allora in 5 minuti facciamo questa sfiziosa granita, bella cremosa, come quelle siciliane e come quella al caffè pubblicata tempo fa. Talmente facile che partiamo subito con gli ingredienti. Per 4-6 persone:
    • 500 ml di acqua
    • 300 gr di zucchero
    • 3 arance
    • 1/2 limone
    In un pentolino a fiamma dolce si scioglie lo zucchero nell'acqua. Una volta pronto si lascia raffreddare bene, aggiungendo poi il succo di arance e limone, così o filtrato attraverso un colino, come preferite. Si mescola e si ripone in freezer in un contenitore in modo che formi un basso strato, da poter grattare più facilmente con un cucchiaio al momento di servire la granita. Ma se avete bisogno di scaricare lo stress, anche riponendo il blocco di ghiaccio su un tagliere e dandoci dentro con un bel pestello si ottiene lo stesso risultato in maniera più rapida. Come sempre a ciascuno la scelta...
     
    L'idea in più è servirla durante un pasto a base di pesce tra due portate, tipo sorbetto. Non ne serve molta, basta presentarla in un bel bicchierino per fare bella figura a un costo veramente basso... Ma poteva essere diversamente qui?!
     
    Anni fa in un ristorante ce ne servirono una piccola piccola prima del dolce: l'ho trovata un'idea così carina che ho pensato prima o poi mi sarebbe tornata utile. Spero sia così anche per voi!

    giovedì 22 novembre 2012

    "Torta" di uova e verdure miste


    Ricordate la torta di uova con le patate? Eccone un'altra versione altrettanto semplice, da realizzare con le verdure che ci sono in casa: zucchini, carote, peperoni, cipolle... Va tutto bene: si personalizza a piacere e il costo decisamente basso ne fanno un'altra ricetta anticrisi. Per 4-5 persone servono:
    • 450-500 gr di verdure miste tagliate sottili
    • 6 uova
    • 1 cucchiaio di grana grattugiato
    • prezzemolo tritato q.b.
    • olio evo, sale e pepe
    Si ripassano le verdure in padella per qualche minuto con un filo di olio. In una ciotola si sbattono le uova con sale e pepe. Si aggiungono verdure ormai fredde e il prezzemolo, mescolando bene e , trasferendo poi il composto in una pirofila dai bordi alti e ben unta. Deve formare uno strato di un paio di centimetri al massimo. Va infornato in forno già caldo a 200 gradi per 25-30 minuti.

    Non trattandosi di un soufflé (non ci sono gli albumi montati a neve) una volta estratto si sgonfierà parecchio, nonostante cresca moltissimo in cottura, ma questo non ne pregiudica il sapore.

    mercoledì 21 novembre 2012

    Trofie speziate

     
    Quelle con farina di castagne (le famose "avvantaggiate") sono le migliori preparate in questo modo, perché si crea un contrasto di sapori delizioso e nel contempo molto equilibrato. E' un'alternativa economica al pesto, perché le trofie in realtà si sposano bene con tanti ingredienti diversi: per esempio gli zucchini, o nell'abbinamento estivo mozzarella basilico e pomodorini. Questa versione viene servita in qualche ristorante con la panna, ma data la sua facilità ne realizziamo una versione light, non meno gustosa. Per 4 persone servono:
    • 350 gr di trofie di castagne
    • 2 cipolle
    • 2 bei cucchiai di ricotta
    • 2 cucchiaini rasi di curry in polvere (o q.b.)
    • poco prezzemolo
    • olio evo sale e pepe q.b.
    Realizziamo il condimento contemporaneamente alla cottura della pasta.. Si rosolano le cipolle affettate finemente in poco olio, aggiungendo il curry quando sono trasparenti, e spegnendo la fiamma dopo un minuto, giusto il tempo di tostare un po' la miscela di spezie. A fiamma spenta si aggiunge la ricotta, si mescola e si lascia lì. Quando le trofie sono quasi pronte (5-6 minuti circa) si scolano, si ripassano in padella con qualche cucchiaio della loro acqua di cottura, in modo che restino belle cremose, e si servono  spolverizzate di pepe e un po' di prezzemolo, giusto per aggiungere freschezza al tutto. 

    Ovviamente un po' di grana è perfetto. Forse banale, ma economica e buonissima!
     
    Se volete farle in casa il rapporto tra la farina di castagne e quella di grano duro (l'unica indicata quando non ci sono uova) è di 3 a 2.

    Curiosità: la Curcuma, ingrediente base del curry è un potentissimo antinfiammatorio, è analgesica, colereterica (favorisce la secrezione della bile) e antibatterica. E' usata per problemi epatici, circolatori, digestivi e per trattare alcune patologie fungine. Il fatto che non sia possibile brevettarla non attira le case farmaceutiche, ma soprattutto non favorisce la sua conoscenza, eppure basta fare un giro sul web pre rendersi conto che non dovrebbe mai mancare in casa.

    martedì 20 novembre 2012

    Torta di nocciole senza farina (e grassi)


    Tre ingredienti, via, quattro se facciamo le cose per bene, mettendo quel pizzico di sale che serve per esaltare il sapore dolce. Senza farina, latte, burro, olio, lievito.... Dedicata a tutti coloro che presentano delle fastidiose intolleranze a questi ingredienti, la ricetta di oggi viene dal Piemonte. Un concentrato di energia per i bimbi, ottima per tutti e soprattutto pronta in un attimo: nemmeno 5 minuti di preparazione. Anche la cottura è piuttosto rapida: 25-30 minuti in forno per questa torta di ottimo sapore, soffice, leggera e splendida a livello nutrizionale. Servono appena:
    • 200 gr di nocciole tostate (o come le avete)
    • 150 gr di zucchero
    • 4 uova
    Per prima cosa si accende il forno a 180 gradi. Dopo aver sminuzzato le nocciole nel mixer, le amalgamiamo con zucchero, tuorli e sale, montando gli albumi a parte. Quando questi sono pronti li aggiungiamo al composto, mescolando con cura dal basso in alto per non smontarli finché risulteranno ben amalgamati. a questo punto si dispone il composto in una teglia coperta di carta in un basso strato e si inforna per 30 minuti (nel mio caso, comunque si sfiora la superficie dopo i primi 20 e se è ancora molto morbida si prosegue un altro po'). Se avete un forno potente controllatela, alcune ricette prevedono una temperatura di 160 gradi... Date un'occhiata abbassandola eventualmente.
    Mi raccomando, bisogna farla raffreddare bene prima di toglierla dallo stampo, altrimenti si romperà di sicuro, viceversa raggiungerà la giusta consistenza.
    Io ho fatto metà dose, sufficiente per uno stampo di 20-22 cm di diametro (in questo modo viene bassina, ma si può tranquillamente farla più alta) e per renderla più carina l'ho spolverizzata di zucchero a velo, perché si sa, nobilita qualunque preparazione! Il massimo poi è servirla con la cioccolata calda o semplicemente una salsa di cioccolato fondente, così, giusto per un'idea in più.


    P.s. Benché anche in molti programmi tv si montino gli albumi con il sale, piuttosto che aggiungerlo agli altri ingredienti, è un errore dimostrato chimicamente, poiché impedisce la formazione del reticolo di proteine, la montatura dell'albume appunto, che invece viene favorita da qualche goccia di limone.

    lunedì 19 novembre 2012

    Vellutata di gambi di carciofo (e qualche considerazione)

     
    Recuperare e non sprecare anche in cucina è sempre più importante, perciò sono particolarmente contenta di una ricetta come questa, di vero recupero. Credo che in questi ultimi mesi sia sempre più importante non lasciarsi scoraggiare dalla poca disponibilità di denaro, ma ciò non significa affatto rinunciare a un'alimentazione sana e soddisfacente, anzi...
    Tutto può trasformarsi in una incredibile opportunità, anche la crisi! Ci permette di rivedere la nostra alimentazione, reintroducendo magari tutti quei legumi a lungo bistrattati, e che invece la ricerca ci dice fondamentali per il nostro benessere; ci consente di ridurre sprechi e rifiuti, e di certo ci dà nuova consapevolezza su quelle che sono le nostre vere necessità, anche in cucina. Per esempio...
     
    Una recente ricerca nel campo delle vendite attesta che è drasticamente calato negli ultimi mesi l'acquisto di merendine e dolci confezionati in genere, specie per la prima colazione (biscotti, brioches ecc.), a favore di creme spalmabili e marmellate da utilizzare con il pane, ben più economico. Giustamente possiamo leggere questo dato come ulteriore prova di crisi, di poca possibilità di spesa oppure.... Ma meno male!!! Ricordate il post "merenda antica"? Ricordate tutto il discorso sui dolci confezionati e la loro in genere poca salubrità?
     
    Altra ricerca sui generi alimentari più costosi, altro dato: calo del consumo di carne rossa: il cui abuso (abuso), guarda un po', può favorire numerose gravi patologie, mentre il produrla ha costi altissimi per l'ambiente....
     
     Insomma quando usciremo da questo periodaccio, e la storia insegna che ce la siamo sempre cavata, saremo di sicuro più forti delle nostre rinnovate abilità (ormai sappiamo fare lievito, formaggio, latte, musli, burro, aceti antibiotici ecc, ecc, ecc. Per non parlare di detersivi, saponi, mille nuovi lavori manuali di recupero). Saremo più consapevoli di cosa vuol dire non sprecare, e dulcis in fundo anche più sani, con legumi, pesce azzurro (ma perché pesce povero poi? Mah!), verdure, pane casereccio e tutte quelle preparazioni che rallegrano ogni giorno la nostra tavola, pur un po' miserella.
     
    Ma non è straordinario tutto questo? 
     
    Tornando alla nostra ricettina, sì sì, servono proprio i gambi di carciofo, quelli belli grandi e carnosi. Anche nei più grandi supermercati il carciofo è venduto a numero e non a peso, quindi procurarsi i gambi è facilissimo. Dico subito che come sempre non preparo il brodo, ma per far prima mescolo un po' del mio dado vegetale all'acqua direttamente in pentola.
     Ingredienti per 4 persone:
    • 8-10 gambi di carciofo
    • 1 patata grande
    • 1 cipolla
    • 600-700 ml circa di brodo vegetale
    • olio evo e sale q.b.
    Una volta che i gambi sono stati ben puliti e privati di tutta la parte dura si tagliano a tocchetti, si dispongono in una pentola con un giro d'olio, la cipolla affettata finemente e la patata a dadini, in modo che tutto cuocia più rapidamente, con un occhio sempre alla bolletta. dopo un minuto si aggiunge il brodo e si incoperchia portando a cottura. Alla fine si frulla con il frullatore a immersione aggiustando di sale. Aggiungendo poco brodo alla volta sarete sicuri di raggiungere la giustra cosnsistenza, meglio ancora unirne un po' quando si è già frullato il tutto per non sbagliare. Perfetta con una spolverata di grana grattugiato per equilibrare il sapore dolce delle verdure. E' già pronta!

    Se non si è certi di aver privato i gambi di tutti i filamenti, meglio passare la crema al passaverdura, per non ritrovarseli nel piatto: sono così fastidiosi.
     
    Tutte le minestre possono essere rese più sostanziose accompagnate con delle belle fette di pane raffermo tostato.
     
    Per un ulteriore risparmio si può sostituire la patata con un cucchiaio scarso di farina.
     
    Curiosità: sapevate che "carciofo" deriva dall'arabo "hartsciof", pianta spinosa, mentre il nome latino proviene da "cinis", cenere, per i suo colore o da "Cynara", una giovane trasformata in carciofo da Giove, (già, il famoso amaro).

    sabato 17 novembre 2012

    Triglie alla livornese

     
    La triglia è un pesce semigrasso, dal costo decisamente basso, ma dall'alto valore nutritivo. Putroppo le molte e piccole lische ne pregiudicano spesso il consumo, tuttavia è uno di quegli straordinari prodotti che oltre a gratificare il palato e a non svuotare il portafoglio fa bene alla salute. E poi sono cotte in 15 minuti, il che non guasta di certo! Ingredienti per 4 persone:
     
  • 500 gr di triglie intere
  • 300 gr di pomodori freschi
  • 1 cucchiaino colmo di concentrato di pomodoro
  • 1 spicchio d'aglio
  • 1 bel ciuffo di prezzemolo
  • poco vino bianco
  • olio evo, sale e peperoncino q.b.


  • Si puliscono le triglie e nel frattempo si pongono a scaldare alcuni cucchiai di olio in una padella, con il peperoncino e prezzemolo e aglio tritati. Dopo un minuto si aggiungono i pomodori tagliati a piccoli cubetti e il concentrato di pomodoro. Non appena il tutto apparirà un po' rosolato si aggiungono le triglie, spruzzandole appena con il vino bianco, aggiungendo il sale e portandole a fine cottura (10-15 minuti secondo la grandezza) senza rigirarle, per evitare che si rompano. prima di servirle  possono essere spolverizzate con un altro poco di prezzemolo a piacere. Buon appetito!

    venerdì 16 novembre 2012

    Ricotta fatta in casa

     
    Mi ha insegnato la ricetta una signora anni fa, poi ultimamente l'ho vista riproposta anche in tv, in noti programmi. Giustamente comporterebbe l'uso del termometro da cucina per misurare la temperatura del latte, ma noi la facciamo anche senza! In questa ricettina l'ingrediente più abbondante è il tempo necessario a far raffreddare il composto, ma per il resto la cottura è rapida, e la preparazione davvero semplice.
    Come leggerete qui sotto nei commenti, è più corretto definirla una simil-ricotta, o meglio ancora un primo sale, data la differente preparazione. Ma a ben guardare non c'è manco del vero caglio, quindi l'ho chiamata così per comodità, non me ne vogliate.

    Si possono utilizzare sia il latte intero che quello parzialmente scremato, a seconda che si voglia ottenere un prodotto un poco più o meno grasso e sì, costa di più che comprarla già bell'e pronta, ma vuoi mettere la soddisfazione di sapersela fare da sé? E poi com'è il detto? "Impara l'arte e mettila da parte"; chissà che nella vita non torni utile saper fare anche questo. In un libro letto di recente un "navigato montanaro" (ma guarda cosa scrivo, un po' ossimorica come espressione), diceva che sarebbe venuto il giorno in cui ci saremmo dovuti riabituare a fare con le nostre mani, e per chi non sapeva far nulla il compito sarebbe stato molto gravoso.... Quindi....
    Per una ricotta di circa 200 grammi servono:
    • 2 l di latte intero
    • 4 cucchiai di aceto di mele (o di vino, o limone)
    • 1 pizzico di sale
    Si mette il latte sul fuoco con il sale in una pentola. Se in casa c'è il termometro da cucina si aspetta che raggiunga la temperatura di 80 gradi centigradi (temperatura di pastorizzazione) viceversa si guarda e si aspetta finché non cominciano a rumoreggiare le bollicine dal fondo della pentola e si è creata una corona di bollicine sui bordi. A questo punto (in entrambi i casi) si spegne la fiamma e si aggiunge l'aceto. Si mescola bene e si rimette sul fuoco a fiamma dolce, non minima, e non appena il composto sta per alzarsi si spegne di nuovo il gas. Ora si lascia raffreddare a temperatura ambiente, in modo che i coaguli si formino per bene. Si filtra infine con un canovaccio pulito, lavato senza l'uso di detersivi e si strizza vigorosamente. Sarebbe meglio della garza alimentare, perché strizzando si tende a ostruire il filtro, ma se succede basta raccogliere il formaggio con un cucchiaio e trasferirlo in un altro canovaccio per ultimare la lavorazione.
    Diamo ora la forma alla ricotta raccogliendola con cura sempre con un cucchiaio, riponendola in uno stampo a piacere, pressando un po' e lasciando che riposi in frigo 1 o 2 ore, per prendere consistenza. Io ho utilizzato una forma in silicone, ma vanno bene tutti, magari foderati di pellicola trasparente, in modo da poterla estrarre più facilmente. Voilà!

    Troppo belle le autoproduzioni, vero?

    giovedì 15 novembre 2012

    Fugassin di castagne


    Una volta questa specie di piccola focaccina si cuoceva sulla stufa e si gustava semplicemente così, senza nulla. Ricordate i necci? Niente di più simile, anche qui solo farina e acqua, ma in proporzioni diverse. Una ricetta umile, anzi umilissima, insegnatami tanti anni fa in un piccolo paesino del Piemonte, che mi piacerebbe non andasse dimenticata, perché ancora una volta dimostra che la pancia si può riempire con con poco o niente.  Ovviamente per le dosi si andava a occhio, ma vi lascio una possibile ricetta. Per 5 o 6 focaccine servono:
    • 300 gr di farina di castagne
    • 200 gr di acqua
    Si fa un impasto con questi due ingredienti, amalgamandolo bene, fino a ottenere un composto piuttosto consistente. Con le mani belle umide (fondamentale) si preleva una piccola quantità di impasto, lo si manipola tra le palme fino ad un'altezza di circa un centimetro, tanto per dare un'idea, mettendolo poi a cuocere in una padella unta il meno possibile, dato che sulla stufa non si usavano grassi. Ci vogliono una decina di minuti a fiamma medio bassa, ma rigirandolo ogni tanto è facile rendersi conto di quando sarà cotto.
    Certamente per il nostro gusto appare una preparazione fin troppo semplice, perciò si può farcire a piacere. Vi dirò, io lo preferisco così com'è, e mentre lo magio non posso fare a meno di pensare all'inverno, al freddo e a una stufa accesa... Così mi piace ancora di più....

    mercoledì 14 novembre 2012

    Latte di avena a freddo (versione rapida)

     
    Ma visto che i vari tipi di latte alternativi costano tutti un sacco di soldi, perché non farseli da soli? Al biologico mezzo chilo di avena costa 1.50 euro e con 50 grammi si ottiene già un buon quantitativo di prodotto. Tuttavia anche se la maggior parte delle ricette (in rete se ne trovano tantissime) prevede l'uso di avena decorticata e una lunga cottura, oggi lo facciamo a freddo partendo dai fiocchi (quelli piccoli in confezione da mezzo chilo vengono circa 2.00). E' una versione un po' più spiccia, probabilmente meno ricca di nutrienti, ma molto economica, visto che l'ingrediente più abbondante è...  Il tempo di ammollo dei fiocchi. Zero cottura insomma!
    A me questa versione piace anche perché si ottiene un latte meno denso, da bere così o da usare nella preparazione di dolci più leggeri e aromatici, al posto di quello vaccino. Per poco meno di 1 litro di latte servono:
    • 100 grammi di fiocchi di avena
    • 1 litro di acqua fredda
    • 1 pizzico di sale
    • zucchero integrale di canna q.b. per dolcificare
    Dopo aver lasciato i fiocchi in ammollo per 12 ore si frulla con il frullatore a immersione. Si filtra poi attraverso un panno pulito, lavato senza detersivi ma solo con acqua bollente (ne ho qualcuno da parte per quando faccio il pane). Si strizza bene e a questo punto si zucchera a piacere, riponendo il latte in frigo per tre giorni al massimo in una bottiglia di vetro. Si può bere anche riscaldato e mi raccomando, non buttate via lo strizzo, come per quello del latte di mandorle si può riutilizzare nello yogurt o nell'impasto dei biscotti. Buono anche da solo con un po' di zucchero, uvetta, nocciole tritate, qualche goccia di cioccolato, frutta fresca... ecc., ecc., ecc....

    Va agitato prima dell'uso, benché filtrato presenta sempre un deposito sul fondo. Ah! Si può anche aromatizzare con un pochino di vaniglia o altro a piacere!

    martedì 13 novembre 2012

    Dolcetti di riso (avanzato) e mele

     
    Con o senza farina, a seconda della versione seguita. Sì perchè si tratta di un altro dolcetto di recupero vecchio vecchio, ma volendo si può realizzare ex novo (vi lascio le dosi in fondo). E' un velocissimo modo per "far andare" il riso in eccesso già bollito. Per 2 o 3 persone gli ingredienti sono:
    • 100 gr di qualunque riso già cotto
    • 1 tuorlo d'uovo
    • 1/2 mela dolce
    • 1 o 2 cucchiai di farina
    • 1 cucchiaio scarso di zucchero
    • poca scorza di limone grattugiata
    • 1 pizzico di cannella se piace
    • poco olio di semi e zucchero a velo per decorare
    Si amalgamano insieme tutti gli ingredienti con la mela tagliata con la grattugia per le carote (non deve essere una poltiglia insomma) e con le mani leggermente umide si formano tante piccole palline da schiacciare un poco tra le dita, come in foto. Si rosolano in padella con pochissimo olio ben caldo a fiamma bassa non minima, e si ritirano quando sono non troppo dorate, altrimenti il riso esterno caramellando diventerà troppo duro. Vanno servite belle calde, accompagnate magari da qualche fetta/spicchio di frutta fresca di stagione a fianco, e spolverizzate con zucchero a velo. Già fatto!!
     
    Se è avanzato meno riso dei 100 grammi indicati, nessun problema! Si aggiunge un po' più di farina.
     
    Se le preparate apposta per 4 persone occorrono 50 grammi di riso da far bollire in circa 300 ml di latte un po' annacquato. Per il resto si procede come sopra, ricordando però di aggiungere il tuorlo quando il riso cotto e lasciato  a riposare nella pentola è ormai tiepido. Inoltre in questo caso non serve farina, essendo il riso più ricco di amido, sufficiente da solo a fare da collante.

    lunedì 12 novembre 2012

    Fettunta con cavolo nero (ricetta consapevole)


    Antica antica, la fettunta col cavolo nero è un vanto della Toscana. E' noto che per questo bloggino cerco ricette particolarmente economiche e gradevoli per il palato, ma anche preparazioni che abbiano un "perché" inerente alla nostra salute.
    Si è appena conclusa la settimana della ricerca sul cancro dell'AIRC, perciò colgo l'occasione per proporre questa versione della classica bruschetta, che per quanto facile (e forse banale) racchiude in sé 4 elementi preziosissimi per la salute. Aglio: potente antibatterico e ipotensivo; olio e.v.o: ricco di acido oleico, in grado di tenere sotto controllo i livelli di colesterolo; pane a lievitazione naturale: l'unica a rendere veramente digeribili amido e proteine della farina (e quindi a favorire la digestione nell'intestino) e infine, il cavolo nero.
    Benché i cavoli non riscuotano troppo successo soprattutto tra i bimbi è utile ricordare che molti e recenti studi (oltre 30) hanno riconosciuto a tutte le tipologie di cavoli incredibili virtù anti tumorali, grazie al loro contenuto di indoli, sostanze fitochimiche di cui sono una delle principali fonti.
    Senza voler scendere troppo nei particolari, gli indoli stimolano degli enzimi in grado di favorire la disintossicazione dell'organismo e attraverso processi non proprio semplici da descrivere, possono prevenire la formazione di cellule tumorali.... Nella mammella.....
     
    Detto questo per sommi capi, la fettunta col cavolo nero è squisita, specie ora che l'olio nuovo appena franto è così buono, torbido e piccantino che vien voglia di metterlo dappertutto, e che il cavolo nero ha preso il primo freddo, perché come dicevano una volta solo così il cavolo è davvero buono.
    Per 4 persone servono indicativamente:
    • 2 belle fette di pane casalingo a testa
    • 80-100 gr di foglie di cavolo nero a testa (o quanto volete)
    • 1 spicchio d'aglio
    • olio evo e sale q.b.
    Si sbollentano le foglie di cavolo in acqua un poco salata, e nel frattempo si pongono a tostare le fette di pane, anche raffermo. Una volta pronte quest'ultime si strofinano con l'aglio e si irrorano con l'olio. Quando anche le foglie sono cotte, si scolano bene e si tagliano a striscioline, disponendole poi sulle fette di pane, aggiungendo un po' di sale e ancora un giro d'olio. Si mangia bella calda. Vera medicina naturale...
     
    Inutile negarlo, l'olio nuovo fa davvero la differenza!
     
    Ah, saggi antichi.... Come dice un detto da queste parti: "Contadino: scarpe grosse e cervello fino". Si può dargli torto?

    sabato 10 novembre 2012

    Necci


    Li conoscete già? Forse sì, perché ultimamente sono tornati di gran moda. Eppure sono una ricetta antichissima, di una parte della Toscana dove, tanto per cambiare, la fantasia e l'ingegno di una cucina del niente ha prodotto ricette senza tempo. Come definire i necci? Crêpes? Non proprio perché sono un po' più spessi e non c'è latte. Frittatine? Neanche, perché non c'è ombra di uovo (quindi perfetti per vegetariani e vegani). Diciamo semplicemente che sono una deliziosa merenda pronta in 6 minuti cronometrati, davanti a un severo giudice culinario sempre più incredulo, dato che da un po' di tempo mi vede girare in cucina anche con il metro per misurare il diametro di padelle, l'altezza di tortini, la profondità di teglie e stampi....
    Comunque, torniamo alla ricettina: si cuociono nei testi di terracotta, ma una padella antiaderente va benissimo. Quanto alle dosi si va facilmente a occhio, ma questa volta ho pesato tutto. Per ogni neccio, in una padella di 22 cm di diametro possono andar bene:
    • 50 gr di farina di castagne
    • 80 gr di acqua
    • un goccino di olio di semi per la padella
    • ricotta zuccherata per farcire, o ciò che volete!
    • zucchero a velo per decorare
    In una ciotola si mescolano farina e acqua con una frusta in modo da evitare la formazione di grumi. Nel frattempo si mette a scaldare la padella leggermente unta con un minimo d'olio, di cui si elimina l'eccesso con un foglio di carta assorbente. Quando è ben calda si distribuisce l'impasto tipo crepe, in modo che copra bene tutta la superficie e si cuoce a fiamma bassa, non minima circa 3 minuti per lato. Si servono caldi, piegati a metà o arrotolati, spalmati con un po' di ricotta fresca, (lavorata velocemente con poco zucchero, meglio se a velo) o quant'altro suggerisce la fantasia, completando eventualmente con un altro po' di zucchero a velo. Buon appetito!!!
     
    I necci sono belli sostanziosi, uno a testa dovrebbe essere sufficiente.

    P.s. Nulla vieta di rivisitarli in versione salata, anzi! Con un formaggio dal gusto deciso o un affettato come lo speck si crea un contrasto così piacevole con la delicata dolcezza del neccio che...Mmm... Una bontà! 

    venerdì 9 novembre 2012

    4 chiacchiere

    Insomma, in questi mesi stiamo cercando di risparmiare un po' di soldi sulla spesa e sulle bollette, tentando di cucinare piatti gustosi per mantenere alto lo spirito e allegra la tavola; ovviamente senza sprecare nulla, senza diventare matti davanti ai fornelli, ma soprattutto mantenendo una dignità anche gastronomica in momenti difficili. In fondo è quello che si è sempre fatto, pensavo al Trentino, dove a parte lo speck non c'è una tradizione "prosciuttifera", perchè anche mettere a stagionare un pezzo di carne piuttosto che lavorarlo e mangiarlo subito era un lusso, che non potevano permettersi in terre tanto aspre.
    Beh, sono cambiati i tempi, ma gira e rigira siamo tutti qui a barcamenarci con i conti da far quadrare, l'ingegno da aguzzare e possibilmente "copiare" i nostri predecessori. In questi giorni rileggevo un po' delle ricette sul blog, giusto per rendermi conto che sono già più di 360 (!), e io che ne volevo fare 365 in un anno...
    Sono particolarmente legata a piatti del territorio come la Fràndura, la Stroscia, Testaroli e Panigacci, ma mi sorprendo sempre davanti a una ricetta come la "Minestra primaverile toscana", e tutti quei dolci "senza": chi non ha le uova, chi manca di farina, chi non contiene burro.... Che dire poi delle pinze trentine, del pan perduto, delle frittate di pane secco? Semplicemente geniali!
    Quindi tante parole per dire che scoraggiarsi è umano, andare avanti spesso difficile, gli inciampi ci sono, ma mantenere il buon umore in cucina non è solo doveroso, ma assolutamente consigliabile!!
     
    Vi lascio con una poesia carinissima di Ulrich von Hutten (1488-1523):
     
    Qui bene bibit bene dormit
    qui bene dormit non peccat
    qui non peccat venit in coelum
    ergo qui bene bibit venit in coelum
     
    (Chi beve bene dorme bene, chi dorme bene non commette peccato, chi non commette peccato va in cielo, quindi chi beve bene va in cielo)
     
    Buona giornata a tutti!!!

    Insalata d'autunno

     
    Vi lascio una velocissima idea per fare bella figura quando ci sono ospiti a cena, quando il tempo per cucinare è poco e quando si vuole semplicemente fare un'insalata buona e che fa bene, con i piacevoli contrasti cari alla cucina moderna. Qui coesistono in pacifico accordo dolce, salato, amaro e acido, con le consistenze diverse morbida e croccante. Per 4 persone servono:
    • 2 belle manciate di valerianella
    • 1/2 mela rossa dolce
    • 10-12 noci
    • qualche scaglia di grana (facoltativo)
    • olio evo, aceto balsamico e sale per condire
    Si dispongono in una ciotola la valerianella ben lavata e asciugata, con le mele tagliate a piccoli dadini e le noci tritate grossolanamente condendo a piacere. Si aggiunge alla fine il grana e voilà, una scemata pronta in un lampo!

    giovedì 8 novembre 2012

    Dolcetti antichi di polenta

     
    Ehm, sì, ne avevo fatto un po' troppa, quindi vi posto subito un'altra ricettina con quella avanzata. Così se non avete tempo per una preparazione più elaborata queste faranno al caso vostro, perché sono pronte in un lampo!. A dire il vero tra la torta e queste leccornie mi sa che d'ora in poi cercherò di farne sempre un po' di più. Polenta ripassata in padella con pochissimo olio, niente di più, non proprio delle frittelle. Sono una merenda genuina di assoluto recupero, un vero piatto povero di una volta incredibilmente delicato. Splendidi serviti a fine pasto, si mangiano caldissimi nelle giornate invernali. Servono:
    • polenta avanzata
    • olio evo q.b.
    • zucchero integrale di canna (o come c'è in casa)
    • poca scorza grattugiata di limone o arancia (facoltative)
    Si fanno delle fette di polenta non più spesse di un centimetro. Volendo si lasciano così, oppure si possono tagliare a piccoli cubetti come in foto, o coppare con un tagliabiscotti, ottenendo la forma desiderata. Si rosolano in padella in poco olio caldo a fiamma media, e quando sono ben dorati si spolverizzano di zucchero, proseguendo ora la cottura molto dolcemente per qualche secondo. Tutto qui!!

    Come dicevo si mangiano caldissimi, volendo accompagnati da poca marmellata, ma io li preferisco senza niente.
    Un'idea in più è servirli con poca scorza di arancia o limone grattugiata, anche si tratta di una mia "licenza poetica", per aggiungere freschezza al tutto. Anche con la cannella non sono male. Buon appetito!

    Foto orribile, scusate...

    mercoledì 7 novembre 2012

    Ceci in zimino (ricetta consapevole)


    Nella settimana per la ricerca contro il cancro, in cui si è puntato molto sull'informazione per una corretta alimentazione ecco un piatto della tradizione buono e che fa bene. Legumi e cereali integrali sono alleati preziosi per la prevenzione di molte patologie tumorali, tanto che non dovrebbero mai mancare sulle nostre tavole. Una cosa per tutte: dagli studi emerge che le saponine contenute nei ceci sono in grado di bloccare lo sviluppo delle cellule cancerose, e di stimolare la risposta del sistema immunitario...
    Dalla Liguria una preparazione antica, una zuppa poverissima che, al solito, come tanti piatti umili stupisce per il suo gusto.
    Ah, invece di fare il brodo, molto più semplicemente aggiungo un (bel) po' del mio dado direttamente in pentola insieme all'acqua  per fare prima, stando poi attenta a non eccedere in sale.Vi lascio la versione che faccio io. Ingredienti per 4 persone:
    • 1,2 l di buon brodo vegetale
    • 300 gr di ceci già cotti (o 110 gr secchi)
    • 300 gr di bietole, anche selvatiche se le avete
    • 2 cucchiai di concentrato di pomodoro
    • 1 cipolla
    • 1 carota
    • 1 spicchio d'aglio
    • 1 pezzetto di grasso di prosciutto (facoltativo)
    • olio evo e sale q.b.
    Si lasciano i ceci a bagno e si cuociono come d'abitudine. A parte si rosolano in una pentola cipolla e carota tritate non troppo fini e l'aglio, unendo dopo qualche minuto le bietote tagliate a striscioline. Quando anche queste risulteranno un po' appassite si aggiungono brodo, concentrato, grasso, ceci e sale, lasicando andare il tutto per circa una mezz'oretta a fiamma dolce con il coperchio. Una volta spenta la fiamma si unisce un bel giro di olio evo a crudo, che fa davvero la differenza, insaporendo straordinariamente il brodo. Si serve con un altro poco di olio, fette abbrustolite di pane raffermo e una bella spolverata di grana.
     
    Alcune versioni prevedono l'aggiunta in cottura anche di pasta corta, tipo i ditalini, per rendere il piatto più ricco, anche se in realtà già i ceci sono ricchi di carboidrati. Come preferite, nel qual caso ricordate solo di usare un po' più di brodo.
     
    Certo, non è un piatto accattivante per i bimbi, tuttavia non rinunciate a dare loro i legumi, basta un po' di fantasia, cammuffandoli magari sottoforma di crocchette e hamburgers. Sono fondamentali per la salute e in più costano davvero poco...

    martedì 6 novembre 2012

    Grissini alla griglia gusto pizza

     
    ...E di recupero, ovviamente! Li ho fatti con il rinfresco della pasta madre, ma si possono realizzare con un qualunque impasto per pane. In questi giorni ho in custodia il lievito di una cara amica così, è inevitabile che tra il suo e il mio si crei un po' di eccedenza. Allora che fare? Questi facili grissini che piacciono a tutti e cuociono senza il forno. Gli ingredienti sono per 150 grammi di lievito, ma si può tranquillamente andare a occhio, variando le dosi secondo le proprie esigenze. Giusto per un'idea, per una ventina di grissini larghi 1 cm ho fatto così:
    • 150 gr di pasta madre (o altro impasto, anche comprato)
    • 2 cucchiaini di concentrato di pomodoro
    • 1 cucchiaino di origano secco
    • 1 pizzico di sale fino e poco sale grosso
    • 2 cucchiaini di olio evo
    • farina per il piano di lavoro q.b.
    Per prima cosa è bene spolverizzare il piano di lavoro con un po' di farina e appoggiarvi il lievito. Facendo un buchino nel centro si inseriscono concentrato, olio, origano e sale fino, manipolando bene, finché soprattutto il pomodoro sarà ben distribuito in tutto l'impasto. Se occorre si aggiunge poca farina, fino a raggiungere la consistenza giusta da stendere facilmente con il mattarello. Una volta ottenuta una sfoglia sottile si spennella con un velo d'acqua e si aggiunge poco sale grosso, premendo un poco perché si attacchi. Si formano tanti grissini con una rotella da cucina e si mettono a cuocere sul fuoco più grande sulla griglia preriscaldata a fiamma bassa, ma non minima, per circa 8-10 minuti per lato, rigirandoli ogni tanto. Il tempo varia molto in base allo spessore e alla fiamma, ma basta dare un'occhiata per rendersi conto di quando sono pronti.
     
     
    Se si tira la pasta molto sottile vengono belli croccanti, viceversa resteranno un po' più morbidi all'interno, ma sempre buonissimi. Come li preferite, sempre secondo il vostro gusto! Slurp!
     
    La mia pasta madre era stata rinfrescata già da qualche giorno, eppure sono venuti lo stesso molto gradevoli.

    lunedì 5 novembre 2012

    Torta dolce di polenta avanzata


    Non la classica torta con farina di polenta, ma un vero e proprio dolce di recupero, morbido, quasi cremoso, come certe torte dolci di riso. Elaborata ieri, sulla base di un vecchio ricordo, (avevo mangiato qualcosa di simile da piccola, ma non ho mai trovato una ricetta che la descrivesse), è una vera bontà!
    Adatta ai celiaci, sostituendo il latte con quello di soia è perfetta anche per chi non tollera il lattosio. E poi non ci sono quasi grassi, è una vera e propria torta dietetica!
    Per una torta medio-grande ne servirebbe un bel po', io vi lascio le dosi per 3 etti di polenta (quella rimasta dalla cena con gli amici), sufficienti per uno stampo di 18 cm di diametro. Servono:
    • 300 gr di polenta cotta e solida, anche del giorno prima
    • 100 ml di latte
    • 50 gr di zucchero
    • 1 uovo
    • 2 cucchiai di olio evo
    • scorza grattugiata di limone q.b.
    .In una ciotola si uniscono la polenta ridotta a pezzetti con il latte, riducendoli in una morbida crema con il frullatore a immersione. Si uniscono poi zucchero, uovo, olio e poca scorza di limone, meno di metà raso. Si mescola bene il tutto, si versa nello stampo in modo che formi uno strato di non più di un paio di centimetri e si inforna a 180 gradi per 45-50 minuti. Se avete un forno che giudicate cuocia un po' debolmente alzate la temperatura anche a 190-200 gradi, controllando la cottura con uno stuzzicadenti, o per essere sicuri che risulti ben cotto e sodo aggiungete un cucchiaio di farina all'impasto.


    Una volta sfornata bisogna lasciarla raffreddare nello stampo prima di estrarla, altrimenti si romperà. Pian piano acquisterà maggior consistenza, restando comunque piacevolmente morbida. Voilà.

    Ricorda vagamente lo schisèl.

     

    sabato 3 novembre 2012

    Lasagne bastarde

     
    Ehm...Si chiamano così. Tipiche della Lunigiana, sono un primo tradizionale, realizzato con un impasto misto di farina bianca e farina di castagne. Per 4 persone servono:
    • 300 gr di farina di grano duro
    • 100 gr di farina di castagne
    • acqua q.b. (circa 200 ml)
    • 1 pizzico di sale
    Si fa il classico impasto miscelando farine, sale e poca acqua alla volta, fino ad ottenere un impasto liscio. Se ne ricavano dei quadrati non troppo sottili, di circa 8 centimetri, da condire una volta cotti (circa 5 minuti) con sugo di lardo e porri.

    Se si utilizza una farina di grano tenero meglio mettere almeno un uovo.

    Per fare prima e per dare un  aspetto ancora più rustico si possono dividere a mano, piuttosto che tagliare, come le lasagne strappate. Ricordate la ricetta?

    venerdì 2 novembre 2012

    Pane avvantaggiato


    In Liguria è avvantaggiata una qualunque preparazione in cui una parte di farina bianca sia sostituita da una meno pregiata. Ciò, appunto, comporta un vantaggio economico. Così nascono le trofie avvantaggiate, le trenette e i corxetti avvantaggiati e... Anche il pane. Vero è che gran parte delle ricette ora prevedono l'uso di farina di castagne, ben poco conveniente in verità, ma in alcune la farina sostitutiva è quella di grano contenente il cruschello, quindi meno abburattata (setacciata). Ed è il caso di questo pane. Vi lascio gli ingredienti, comunque per adattarli alle esigenze familiari, il peso di una farina come questa, come pure di una integrale dovrebbe essere (per ottenere una buona lievitazione) non più di 1/3 del peso complessivo delle farine.  tra parentesi ci sono le dosi con il lievito di birra, per chi non ha la pasta acida. Per 1 pane grande:
    • 200 gr di pasta madre (o 1 cubetto di lievito di birra)
    • 350 gr di farina di grano tenero tipo 0 (550 gr)
    • 250 gr di farina di grano tenero con cruschello (250 gr)
    • 10-11 gr di sale
    • acqua q.b. (circa 400-450 ml)
    Dopo aver sciolto in un po' di acqua come di consueto il lievito si impastano le farine miscelate insieme con l'acqua sufficiente a ottenere un impasto piuttosto morbido (non una palla dura), aggiungendo solo alla fine il sale. Si mette poi a lievitare in una ciotola capiente, unta con un filo di olio evo, per circa 12 ore o finché non apparirà visibilmente più gonfio, con tante bollicine sulla superficie.
     Apro una parentesi: con questo freddo, e i 17-18 gradi (!) di casa nostra, di ore ce ne mette un bel po' anche 14: io lo impasto la sera, lo copro con un paio di coperte e se al mattino non ha ancora fatto le bolle lo metto vicino ad una finestra (ben chiusa, perché nulla nuoce di più al pane che una corrente d'aria) e gli faccio prendere un po' di tiepido Sole, sempre infagottato nelle coperte. Ovviamente in una casa più calda avrà vita ben più facile...
    Trascorso il tempo necessario formo il pane, rovesciando l'impasto sul piano di lavoro leggermente infarinato, facendo delicatamente poche pieghe e stando attenta a non sgonfiarlo, altrimenti... Tanta fatica a farlo crescere per niente!! Lo lascio rilievitare in una ciotola coperta da un canovaccio e infarinata per altre 5-6 ore, sempre al caldo con le coperte, per un totale di ore che tra le due lievitazioni può variare da non meno di 18, fino a 24. Lo cuocio la sera, preriscaldando il forno al massimo e abbassando la temperatura a 180 gradi, non appena inserisco il pane, così verrà simulata la cottura in caduta di calore, tipica del forno a legna. Ci vuole un'ora, un'ora e dieci. Comunque provate a sollevarlo con una paletta, deve risultare abbastanza leggero ed emettere un suono sordo, vuoto quando gli si dà un colpetto.
     
    N.B. Per essere sicuri che parte dei lieviti sopravviva nel cuore del pane cotto, per poi moltiplicarsi, la pezzatura di ogni pane crudo non dovrebbe essere inferiore al chilogrammo. In questo modo infatti la temperatura interna non supererà gli 80 °C (temperatura di pastorizzazione), consentendo appunto la sopravvivenza del lievito e dei lattobacilli.

     
    P.s. Questa foto è l'impasto dopo la prima (lunga) lievitazione, la farina con il cruschello è quella che ho comprato all'ultimo mulino e devo riconoscere che si è rivelata ottima. C'era  un profumo in tutta la casa quasi di nocciola, davvero particolare e stupendo, come il sapore!!